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Apuleio
Metamorfosi (l'asino d'oro), V, 28
 
originale
 
28. Interim, dum Psyche quaestioni Cupidinis intenta populos circumibat, at ille vulnere lucernae dolens in ipso thalamo matris iacens ingemebat. Tunc avis peralba illa gavia quae super fluctus marinos pinnis natat demergit sese propere ad Oceani profundum gremium. Ibi commodum Venerem lavantem natantemque propter assistens indicat adustum filium eius gravi vulneris dolore maerentem dubium salutis iacere, iamque per cunctorum ora populorum rumoribus conviciisque variis omnem Veneris familiam male audire, quod ille quidem montano scortatu tu vero marino natatu secesseritis, ac per hoc non voluptas ulla non gratia non lepos, sed incompta et agrestia et horrida cuncta sint, non nuptiae coniugales non amicitiae sociales non liberum caritates, sed enormis colluvies et squalentium foederum insuave fastidium. Haec illa verbosa et satis curiosa avis in auribus Veneris fili lacerans existimationem ganniebat. At Venus irata solidum exclamat repente: "Ergo iam ille bonus filius meus habet amicam aliquam? Prome agedum, quae sola mihi servis amanter, nomen eius quae puerum ingenuum et investem sollicitavit, sive illa de Nympharum populo seu de Horarum numero seu de Musarum choro vel de mearum Gratiarum ministerio." Nec loquax illa conticuit avis, sed: "Nescio," inquit "domina: puto puellam, si probe memini, Psyches nomine dici: illam dicitur efflicte cupere." Tunc indignata Venus exclamavit vel maxime: "Psychen ille meae formae succubam mei nominis aemulam vere diligit? Nimirum illud incrementum lenam me putavit cuius monstratu puellam illam cognosceret."
 
traduzione
 
?Intanto mentre Psiche andava di paese in paese cercando Amore, questi, dolorante ancora per la scottatura della lucerna, s'era rifugiato nello stesso letto della madre e si lagnava. ?Allora il candido uccello che sfiora con le sue ali le onde del mare, il gabbiano, velocissimo, si tuff? nel profondo grembo dell'Oceano e avvicinatosi a Venere che tranquillamente stava facendo il bagno e nuotava, le rifer? che il figlio s'era scottato, che si lamentava per il dolore acuto della piaga, e che giaceva a letto in grave stato; infine che la famiglia di Venere ormai era sulla bocca di tutti e sul suo conto correvano dicerie e malignit? a non finire, per esempio che il figlio s'era appartato tra i monti per godersi i favori di una sgualdrina e che lei, la madre, se ne stava sempre in mare a nuotare e che perci? gli uomini non sapevano pi? cos'era il piacere, la gentilezza, la grazia, e tutto era diventato rozzo, selvaggio, volgare, e non si celebravano pi? matrimoni, non c'erano pi? relazioni amichevoli fra gli uomini e anche l'amore per i figli si stava allentando e c'era solo un gran disordine e come un fastidio per ogni sorta di legami del resto sempre meno sentiti. ?Questo cicalava quell'uccello petulante e pettegolo all'orecchio di Venere, calunniandole il figlio. ?'Ah, cos? quel mio bravo figliolo ha gi? l'amica?' sbott? a un tratto la dea su tutte le furie. 'E tu che sei l'unico a servirmi con affetto, fuori il nome, voglio sapere chi ? questa che ha sedotto un ragazzino ingenuo e indifeso, se ? una Ninfa o una delle Ore o una Musa o anche una delle Grazie al mio servizio.' ?E l'uccello chiacchierone non tacque: 'Non lo so mia signora, credo per? che egli sia innamorato cotto di una fanciulla mortale; se ben ricordo si chiama Psiche.' ?Venere salt? su infuriata e cominci? a gridare: 'Ah ? Psiche che ama! La mia rivale in bellezza, quella che voleva usurpare il mio nome. Sta a vedere che il ragazzo mi avr? presa per una ruffiana e s'? pensato che io gli abbia mostrato la fanciulla perch? ci andasse assieme.'
 

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